¡Ariba el Psoe!

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La preferenza è un voto in più
Mi è capitato molte volte in questi anni – più o meno una volta l'anno – di scrivere inviti accorati e un po' molesti agli astensionisti di sinistra, affinché compiessero il sacro dovere di mettere una crocetta contro Berlusconi e tutto quel che rappresenta.
Poi, quando arrivava il giorno, andavo anch'io a mettere una crocetta. Quasi mai ho aggiunto una preferenza, ed è tempo che me ne vergogni pubblicamente. Le preferenze sono come l'ossigeno: ci fai caso soltanto quando comincia a mancare. Le ritenevamo pleonastiche, quando non causa di derive clientelari: poi, quando ce le hanno tolte (con la scusa che ormai non le usava più nessuno) ci siamo accorti che era finita la democrazia. E questo è successo proprio grazie ai quasi-astensionisti come me – quelli che credevano che il voto consistesse in una crocetta e ci pontificavano anche su. Chiederei scusa, se servisse a qualcosa. Ma l'unica cosa concreta che posso fare è usare le preferenze domani: forse è l'ultima occasione che ho.
Le preferenze rendono il voto aritmeticamente più pesante: scrivere tre nomi significa votare per tre persone. Aver rinunciato alla possibilità di pesare di più, per tutti questi anni, è stato sorprendentemente stupido da parte mia. E voi magari venivate qui a farvi un'idea. Andate via.

A 24 ore dalla chiusura dei seggi
Siete ancora qui? Per quel che può interessarvi, sto oscillando (non da ieri) tra Pd e Sinistra e Libertà. In principio queste mi sembravano le elezioni giuste per punire il Pd, che fino all'acclamazione di Franceschini le ha sbagliate tutte (acclamazione inclusa). Poi è successo qualcosa, ma non sono del tutto sicuro che sia qualcosa di serio. È successo che Franceschini mi ha sedotto. Ovvero: potrei scrivere un lenzuolo di argomentazioni oggettive per cui oggi trovo che F. sia un leader credibile, ma sotto il lenzuolo ci sta una seduzione mediatica del tutto simile a quella che colpisce gli zombie berlusconiani. Loro inseguono lo spettro del Papi col Jet privato di Stato che li metta in lista alle Feste Giuste; io invece inseguo lo spettro dell'Onesto Padre di Mezza Età che porta in missione la delegazione parrocchiale e sul pullman siede sul sedile di fianco al conducente per controllare che non si allarghi troppo in curva. Posso farla anche più semplice di così: ha un accento emiliano. E io di fronte ai democratici emiliani mi sciolgo, s'è già visto con Prodi e con Bersani, non c'è oggettività o razionalità che tenga. Lasciatemi perdere.

D'altro canto, votare Sinistra e Libertà ha i suoi pro e i suoi contro:

Perché sì

Perché no

Per protesta nei confronti del Pd, che (fascinazione franceschiniana a parte) se lo merita tuttora: per essere stato, sin dal principio, poco Partito e poco Democratico.

Significa prendere parte a una lotta patetico-tribale tra ex e post comunisti. Preferirei di no; anche se credo che l'ultimo congresso di Rifondazione, con Vendola accerchiato dalle mozioni di minoranza, sia stato una porcheria. Certo, sarebbe terribilmente triste se l'unico eurodeputato italiano a sinistra del Pd fosse diliberto-ferreriano.

Per stima nei confronti di un leader: Vendola mi sembra uno dei personaggi più promettenti all'orizzonte (e non ha nemmeno l'accento emiliano).

Votare S&L significa votare socialista. Ahimè, sì, c'è ancora il garofano nello stemma di S&L: è piccolo piccolo ma c'è. Guardiamo al lato positivo: Boselli almeno se n'è andato, o meglio si è rassegnato a non esserci mai stato.

Per un'esigenza di riequilibrio a sinistra, sacrosanta dopo la catastrofe dell'anno scorso. E tuttavia non penso che S&L possa arrivare alla soglia del 4% sotto la quale il mio sarebbe un voto sprecato. Ci sto ancora pensando: votare S&L è una scommessa, e le scommesse si fanno d'istinto.


Alla fine forse la possibilità di accedere on line alle informazioni sui candidati di S&L sarà decisiva; mentre il Pd ha buttato via fior d'euro per un sito disastroso. Non per fare il technosnob, ma affideresti tua figlia a gente che paga quei soldi per un sito così? E l'europarlamento glielo affideresti?

A proposito dell'europarlamento: è maledettamente importante. Le normative UE ce le troviamo intorno tutti i giorni. Detto questo, non capisco perché siamo costretti a votare candidati italiani. Ovvero: capisco perché gli inglesi preferiscano eleggere candidati inglesi, e i polacchi dei polacchi, ma se io italiano volessi votare PSOE? Se ritenessi che un candidato andaluso del PSOE rappresenterà i miei interessi meglio di un candidato del PD, perché non dovrei scegliere lui? Sul serio, perché no? Volevo anche scriverci un pezzo su, poi mi hanno ricoverato. Adesso sto meglio, grazie.
Scherzi a parte, l'unico modo per focalizzare seriamente le euroelezioni su Bruxelles è piantarla lì con le liste italiane. Dovremmo avere sulla scheda PPE, PSE, Europa delle Nazioni, eccetera. Certo, occorrerebbe una rivoluzione copernicana, che per adesso all'orizzonte non c'è, ma ehi, siamo nel 2009, tre giorni fa hanno NAZIONALIZZATO LA GENERAL MOTORS, e c'è un presidente USA nero che tiene lezioni di teologia islamica al Cairo. A questo punto le prossime elezioni italiane potrebbe anche vincerle il PSOE.
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La voluttà d'esser fischiati

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A volte ritornano
(E ti invitano ai convegni)


Ma perché poi io dovrei sempre scriver cattiverie su Veltroni? A che pro?
Ieri stavo per scrivere quello che pensavo della sua nuova formidabile iniziativa (una petizione, ehi, Silvio se la starà facendo sotto al pensiero), ma per fortuna mi sono guardato allo specchio e ho visto quello che stavo diventando: un trentenne patetico che sfoga le sue frustrazioni sparando ai pesci nel barile e ai leader del PD. Basta. Non è così che intendo invecchiare. Veltroni avrà fatto i suoi errori, ma anche fatto cose molto buone. Per esempio.
Per esempio.
Ha liquidato i socialisti! Quella sì che è stata una cosa ottima!
Un partito inutile, una cricca autoreferenziale, gli orfani degli anni Ottanta che stiamo scontando – e non parlo soltanto delle tangenti che presero il volo di Hammamet, forse davvero una goccia nel mare – ma tutta quella politica economica che pretendeva di finanziare il benessere sul debito pubblico: si sono giocati il nostro futuro (il presente) e ne vanno ancora fieri? Fanno i convegni? Le scissioni e le riunioni? Da dieci anni non fanno che succhiar voti a tutti i partiti con cui si alleano, finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di dire di no! E se è stato Veltroni, viva Veltroni, sradicatore del più inutile cespuglio politico italiano!

“Ehi, hai sentito l'ultima?”
“Non mi seccare, sto scrivendo un pezzo filoveltroniano”.
“Tu? Filoveltroniano?”
“Sì, basta con questo livore per partito preso, che poi va a finire che torna D'Alema...”
“Beh, allora questa t'interessa. Hanno fischiato Veltroni”.
“Capirai. Girotondini?”
“No, socialisti”.
“Come socialisti. Non esistono più”.
Hanno fatto un convegno”.
“Sì, vabbè, allora io e te decidiamo di fondare il club degli amici di Eta Beta e facciamo un convegno, ma chissenefrega, scusa, hanno lo zero virgola zero...”
“Hanno fatto un convegno e hanno invitato Veltroni”.
“Ma lui non c'è andato, non è mica uno che casca in una trappola così...”
“C'è andato”.
“Al convegno dei socialisti? Quelli che ha spazzato via?”
“Proprio quelli. C'è aria di distensione”.
“Cioè, fammi capire, prima li riduci allo zero assoluto e poi li legittimi?”
“Magari il senso era quello. Però, pensa un po', mentre parlava l'hanno fischiato”.
“L'hanno fischiato”.
“Chi l'avrebbe detto, eh”.
“Tutti gli illustri trombati... i vedovi e gli orfani Craxi... se pensi che Veltroni ha regalato i loro seggi alla banda di Di Pietro...”
“Nooo, ma figurati se stanno a pensare alle poltrone, i socialisti, loro... loro hanno fischiato i contenuti”.
“E naturalmente la scena dei fischi adesso farà il giro di tv e giornali... no, che non venisse a qualcuno il dubbio che il segretario del PD sia un poco impopolare”.
“Ma se sei un leader carismatico una bella fischiata ogni tanto ti fa bene. Pensa a Berlinguer”.
“Berlinguer?”
“Sì, anche lui lo invitarono e lo fischiarono, è una specie di tradizione, sai quanto ci tengono, alle tradizioni, quelli che non hanno proprio nient'altro”.
“E a Berlinguer gli fecero bene, quei fischi?”
“Beh, in effetti dopo qualche settimana è morto”.
“Morto?!”
“Sì, però il suo partito andò ai massimi storici. Pensaci”.
“La mente vacilla”.
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forse Dio è malato

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Te e i tuoi sfondi verde vomito

1. Mi dispiace, seriamente.
Vabbè, me l’aspettavo, ma la sconfitta di Veltroni mi addolora ugualmente. È vero, non condividevo la sua strategia. È vero, un signore che a settembre, con un gap del 22%, decide di andare da solo e giocarsi cinque anni della mia vita e del mio potere d’acquisto perché… “yes we can”, più che un leader è un cavaliere dell’apocalisse. Eppure sarei stato felicissimo di ricredermi: se ce l’avesse fatta sarei stato tutto suo, corpo e anima. Avrei cancellato tutti i pezzi livorosi nei suoi confronti (senza contare tutti quelli che mi sono proibito di scrivere) e li avrei sostituiti con citazioni ossequiose da “Forse Dio è malato” e “La scoperta dell’alba”. Quando ci promise gli anni ’60 ero anche pronto a farmi la frangetta e la Vespa 50. Ma ha perso, e ha perso male. Coi tuoi sfondi verde vomito, ma nasconditi.
“Siamo a meno sei”, dicevi un mese fa. Oggi è a meno nove. Dovevi conquistare gli indecisi? Li hai persi. Col tuo nobile gesto hai ucciso la sinistra arcobaleno, che avrà pur avuto tanti difetti, ma non meritava una fine del genere. O la meritava? E io la meritavo? Io, non Bertinotti, io, dovrò vivere altri cinque anni pagando con le mie tasse gli sgravi fiscali dei padroncini incapaci. Io finanzierò il Ponte sullo Stretto, e vedrete che se c’è un modo di farmi salvare Alitalia, magari espiantandomi il midollo, me lo espianteranno (naturalmente Ahmad sarà mio compagno di cordata). Tremonti metterà i dazi, l’Unione Europea ci multerà, e sapete chi pagherà la multa? Io.
Il minimo che possa chiedere, in questo momento, è la testa di Veltroni. Dite che non è colpa sua? Luca Sofri dà ancora la colpa a Prodi. E perché non a Occhetto? Guardiamo in faccia alla realtà. Il partito di Veltroni doveva “affascinare” gli italiani: non è successo. Dietro al gran nome, dietro alla simpatia paracula delle claques romane, dietro ai paraventi di Repubblica sempre più serrati intorno a una realtà parallela, c’era l’evidenza di un leader un po’ bollito, rassicurante ma privo di appeal, che ai giardini l’anno scorso mi fece una così triste impressione – ed era in territorio amico. Durante la campagna elettorale ho atteso vanamente il colpo da Grande Comunicatore, il coniglio nel cappello – niente. Credo che l’Africa non debba attendere ulteriormente. Il suo posto può prenderselo chiunque, meglio se gradito a nord: col senno del poi, Bersani fece proprio male a ritirare la sua candidatura alle primarie.

2. Quello che è successo a sinistra ha le dimensioni di un suicidio rituale di massa. La stessa scelta di nonno Fausto come leader gridava: “Non votate per noi, siamo vecchi stanchi e forse nocivi”. È la storia più triste che io conosca: un gruppo di politici (non tutti bravi, anzi in gran parte scarsi, ma non è quello il problema) decide di sacrificare le proprie forti idealità per assicurare un governo stabile all’Italia. Non solo non riescono ad assicurarlo, ma perdono sia il loro elettorato che l’alleanza in nome della quale si erano sacrificati. E adesso? Il passo più logico è all'indietro: le europee dell’anno prossimo sono proporzionali senza sbarramento, verdi e comunisti andranno tutti alla spicciolata alla ricerca di un euro-seggio che li tenga fuori dai guai e dalle monnezze d’Italia. Non li biasimo. Piuttosto mi chiedo cosa farò, in un’Italia senza sinistra parlamentare. Se aggiungo il quadro la crescita dei movimenti parafascisti nelle scuole, me la vedo proprio male.
Poi penso che poteva andarmi peggio, in fondo sono etero. Amici gay, l’estate scorsa litigavate con me perché i DiCo proposti dalla Bindi non erano veri matrimoni, vi ricordate? Sembra già trascorsa una vita.

3. Se i gay piangono, i Vescovi non hanno molto da ridere. A loro modo, volevano dare una dimostrazione a Berlusconi: guarda che senza di noi non vai lontano. Sbagliato. Il governo Bossi-Berlusconi sarà uno dei governi più laici della storia della Repubblica, senza Binetti e con un sacco di allegri puttanieri. Memorandum per Casini: la prossima volta che il signore che già ti regalò cinque anni di presidenza della Camera ti telefona per invitarti nel suo nuovo partito, tu digli di sì, anche se sei spossato da un viaggio in eurostar e tutti gli amichetti ti strattonano per andare a giocare nel loro nuovo partitino bianco. E lascia perdere anche i tuoi amici vescovi. Quelli brontolano un po', ma alla fine ti assolvono sempre, dovresti saperlo.

4. Come volevasi dimostrare, il partito di Giuliano Ferrara non esiste. Purtroppo dovrò pagarlo ugualmente (nelle nazioni civili, ad es. in Francia, chi non supera una soglia percentuale non accede ai rimborsi elettorali: in Italia invece bastano due firmette di senatori e ti candidi a spese mie; chissà quanti poi gonfiano le spese e ci lucrano su). E tuttavia voglio sperare che il suo flop sia abbastanza rumoroso da chiudere per un pezzo qualsiasi speculazione su legge 194 e derivati. È l’unica vera buona notizia di stasera, direi. Però attenzione, perché da dopodomani lui ripartirà a scrivere sul suo giornaletto quanto è stato bravo, e sarà in tv tutte le sere a dire che ha perso però è stato tanto bravo, e insisterà finché gli daremo retta, e ci rimetteremo anche noi a parlare di questa archiviatissima legge 194. Perché? Perché siamo dei polli (infatti continuiamo a dar retta agli exit poll).

5. Anche Boselli non esiste – ma questo si sapeva già. Persino i numeri non sono una novità. La notizia è che, dopo 15 anni, se ne sia reso conto anche lui. Chissà come ci si sente. Come Bruce Willis in quel film quando si rende conto di essere morto, un’ora e mezza dopo che lo hanno capito gli spettatori.

6. Il successo della Lega merita un pezzo a parte – stasera mi fermo a questo: tutti avevano in mente una campagna iper-moderna, all’americana, Obama-style: e invece ha vinto il partito più vecchio dell’arco costituzionale: direttamente dai ruspanti anni ‘80, coi suoi leader cresciuti alla Scuola Radio Elettra (altro che Frattocchie) assolutamente non fotogenici, così impacciati e involuti che un ictus al cervello non li peggiora. Pensavamo che l’Italia fosse “Yes we can” e invece ha vinto “tiriamo fuori i fucili, grunt”. Però questa è l’Italia in cui vivo io. Non la amo, questo no, ma la riconosco. Quell’altra invece non riuscivo proprio a metterla a fuoco. E mi dispiace, credetemi.
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Votate per lui! Non ha niente di meglio da fare!

In Italia ci sono molte ingiustizie, e si sanno. La criminalita' organizzata, gli incendi, i rifiuti, e poi il fatto che Pannella non sia un senatore, che se ci pensate e' un ingiustizia clamorosa. E non dite, per favore, che e' colpa sua se ha perso le elezioni; per prima cosa non e' vero (c'e' un'inchiesta in corso, dicono), ma soprattutto, cosa c'entra? Uno con la sua storia, le sue conquiste, i suoi digiuni, i suoi referendum, ma insomma, vi sembra giusto che tanti cialtroni possano fare gli scontrini alla buvette di Palazzo Madama e lui no?

Secondo me non ci dorme la notte, su questo fatto. Un pisquano eletto qualsiasi piglia diecimila euro al mese minimo; di che offrirsi donne e polvere in quantita', e lui no! Lui che con quei soldi ci farebbe solo opere di bene, del tipo salvare i bilanci della sua radio per la millantesima volta, e poi finanziare la lotta contro la pena di morte nel mondo, il partito radicale transnazionale, e via e via, non c'e' limite e non c'e' fondo, il problema e' che non ci sono neanche i soldi, perche' e' stato trombato.

Di striscio, ma trombato.
Per un cavillo tecnico, ma trombato.
E quel che e' peggio, e che Capezzone no! Capezzone e' alla Camera in una botte de ferro, e si puo' permettere persino il beau geste di lasciare meta' della sua superpaga di parlamentare ai Radicali Italiani di Pannella, che se lo vede ormai lo sputa! Nel piatto dove mangia! E' una situazione a dir poco indecorosa. Voi che fareste, se foste in lui? Lui si candida alle primarie del PD. E chiamalo fesso. Fesso e' stato ad allearsi con Boselli, uno che fa perdere voti a chiunque. Invece ora, ha qualcosa da perdere? Puo' aritmeticamente perdere piu' voti e sostenitori di quanti ne abbia persi con Boselli? No. Puo' solo guadagnare, e guadagnera'.

Le primarie non sono mica elezioni normali; sono carrozzoni tutti nuovi, ancora da scoprire. Pannella non fa parte della compagnia, ma la segue a ruota, col suo baule di ricordi da svendere. Appena il circo apre, lui si mette all'ingresso e mette in mostra la mercanzia: siori e siore! Offrite qualcosa per l'uomo che ha portato il divorzio in Italia! Siori e Siore! se non c'ero io, le donne non abortivano, i maxiprocessi non si facevano! Prego, guardate, in questa foto peso 30 kg., stavo digiunando per questo e questaltro! Siori e siore! L'uomo che investi' Toni Negri, che vesti' Cicciolina! Votate per me! Votate!

Per gli impresari del carrozzone si apre un problema: cacciarlo o no? C'e' chi dice no, siete pazzi? Con la sua foga da imbonitore e' riuscito a fare entrare gente che non sarebbe venuta mai! Altri scuotono la testa: lui non e' mica un tizio che fa casino gratis. Lui, se non lo mandiamo via, tra un po' verra' a esigere la sua percentuale.
"E che male c'e'? Si chiama democrazia".
"Si chiama mercato, veramente".
"L'e' l'istess"

Mettiamo che Pannella vada alle primarie e faccia il 5%. Con la sua faccia, con le sue battaglie, eccetera eccetera, e' una stima per difetto. Potrebbe anche superare il 10. Complimenti. E dopo? Fondera' una corrente? Partecipera' ai coordinamenti? Certo, perche' no? Ma soprattutto, chiedera' e otterra' un collegio blindato. Giusto per scongiurare il ripetersi di questa ingiustizia che rende l'Italia una nazione inferiore a tutte le altre, e cioe' il fatto che gli italiani si siano permessi sciaguratamente di trombare Pannella alle elezioni, con tutto quello che ha fatto per loro.

Diciamo che in primavera si vota. Pannella torna a Palazzo Madama. Incassa stipendio, versa contributi. E poi? Secondo voi quanto ci mette a uscire dal Pd e confluire nel gruppo misto? Dite che aspetta il rifinanziamento all'Iraq o il Dpef? O le pensioni, o il welfare? Quante volte avrebbe potuto cadere Prodi, se la maggioranza fosse stata appesa al voto di Pannella?

In conclusione: a chi giova la candidatura di Pannella nel Pd? A Pannella? Moltissimo, fate il calcolo in migliaia di euro al mese. Al Pd? Pochissimo, considerato che una volta eletto Pannella mandera' all'aria la sua corrente Pd con la stessa fretta sbarazzina con cui ha sputtanato, in pochi mesi, la gloriosa Rosa nel Pugno.

Tutto questo naturalmente non ha nulla a che vedere col dibattito sulle procedure. Da un punto di vista procedurale non so se abbiano fatto bene a bocciare Pannella; probabilmente no; in fondo siamo in democrazia, e abbiamo diritto di farci fottere anche da Pannella, se vogliamo. E se insistiamo lui avra' persino il dovere morale di farlo. Quello che si chiama investitura. Ecco.
Ma investitelo voi. Io non me la sento.

PS. A proposito delle sue gloriose battaglie: ma i diritti civili, non se li fila piu' nessuno? Fino a qualche mese sembravano il discrimine tra la Civilta' e l'Incivilta': e oggi? Da una parte c'e' Capezzone, che nel suo nuovo partitino network si e' semplicemente scordato di parlarne; dall'altra parte Pannella che non li deve considerare poi cosi' fondamentali, se si decide a entrare in un partito con la Binetti. Resta Boselli, ma dove c'e' Boselli non c'e' politica; c'e' sfiga e basta.
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il bonsai è un baobab al confronto

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La lunga marcia di SuperBoselli

Vediamo se mi ricordo bene:
Il PSI – il più antico partito politico italiano – cessa di esistere per manifesta incapacità il 13 novembre 1994. Qualche ora dopo un tale, Enrico Boselli, fonda il SI.
Il SI (Socialisti Italiani) fin dall’inizio dimostra di non voler essere il solito partitino folkloristico: difatti non andrà mai da solo alle elezioni. Boselli si pone da subito il problema di agganciare altri partiti, per creare una più ampia aggregazione.

Alle regionali del 1995 il SI aggancia dunque i pattisti di Segni e all’Alleanza Democratica di Bordon (e della Meandri) in una più ampia aggregazione chiamata Patto dei Democratici, che prende il 4,2%: neanche male. Quasi tutti gli eletti sono boselliani. Il Patto si spatta immediatamente dopo.

Alle politiche del 1996 il SI è l’ingrediente di un calderone piuttosto centrista con il Rinnovamento Italiano di Dini, il Patto Segni e un altro partito ex democristiano a caso. Prendono il… 4,3%: insomma, tengono.

Forte di questi incontestabili successi, Boselli rialza la posta. Nei mesi successivi volge lo sguardo a sinistra, e si fa promotore nientemeno che di una Costituente Socialista nel nome di Turati, di Nenni e Saragat. Aderisce il Partito Socialista Democratico Italiano, quello che nelle barzellette della mia infanzia faceva i congressi nelle cabine telefoniche; Ugo Intini, che per l’occasione ha divorziato da De Michelis e dice di chiamarsi Partito-Socialista-Socialdemocrazia (cominciavano a finire i nomi); e una parte della Federazione Laburista Italiana. Una parte, eh? Mica tutti. Che tutti nella stessa cabina telefonica non ci stavano (non le fanno più grandi come una volta - maledetta telefonia cellulare).

È da queste radici gloriose che nasce, a Fiuggi il 10 maggio 1998, il nuovo partito destinato a lasciare un segno indelebile nell’Italia della Seconda Repubblica: lo SDI. Segretario del nuovo partito è acclamato un tale, Enrico Boselli.

Alle elezioni europee del 1999 gli SDI prendono un 2,1% che potrà anche sembrarvi poco, ma è sufficiente a portare due SDI nel nuovo governo Amato-2000: Del Turco alle Finanze e Intini (sottosegretario) agli Esteri. Ma se pensate che la funzione dello SDI non sia dissimile da quella di tanti altri partitini a caccia di poltrone, vi sbagliate. Boselli è sempre alla ricerca di aggregazioni più ampie.

L’anno successivo, il colpaccio: un nuovo simbolo – il Girasole – accoglie in una sola lista SDI e Verdi, che da soli alle europee avevano preso un pur meritorio 1,8%. Naturalmente un’aggregazione, per funzionare, deve colpire l’immaginazione e il cuore dell’elettore: solo così il risultato potrà essere superiore alla tetra somma aritmetica dei voti (che farebbe, comunque, quasi il 4%)
Il Girasole debutta alle politiche del 2001 e… prende il 2,2%. Come dire che uno dei due partiti nelle urne è scomparso. Impossibile sapere quale. Bisogna dire che alle europee del 2005, i Verdi, tornati da soli, schizzeranno al 2,5. E gli SDI?

Gli SDI non andranno mai soli, per costituzione. Come una zanzara testarda, Boselli è sempre in cerca di qualche vena da succh… di qualche altro partito con cui formare una più ampia aggregazione. Piuttosto, dopo la débacle del 2001, il problema è: chi è cosi tanto fesso da farsi agganciare di nuovo da Boselli? De Michelis? Per qualche tempo anche De Michelis sembra tentato. Ma alla fine il nuovo matrimonio si farà nell’autunno 2005 con quegli intelligentoni dei Radicali, e si chiamerà Rosa nel Pugno. L’intelligenza è evidente sin dalla scelta del nome, che nei più delicati evoca subito la sensazione della Spina nel Polpastrello; ma tant’è.

Quanto valgano i Radicali Italiani in termini percentuali è impossibile capirlo: anche loro disprezzano la politica dei partitini e si sono sempre candidati qua e là in aggregazioni più ampie. In ogni caso i RI erano reduci da un risultato importante come quello del referendum sulla procreazione assistita del giugno 2005: con il 73% di astensione, persino un brontolone come don Camillo Ruini fu visto sorridere. E insomma, nel 2006 la Rosa nel Pugno presenta alle elezioni personaggi del calibro di Pannella, Emma Bonino, Toscani, un diessino transfugo del carisma di Turci, una giovane promessa tv come Capezzone; e il solito Boselli. Come fai a non votarlo, un partito così? Alle politiche di un anno fa, la RnP prende il 2,5% e non passa nemmeno lo sbarramento al Senato (anche se Pannella & co. tuttora sostengono il contrario); per dire: Di Pietro c’è riuscito, e loro no. Anche stavolta, uno dei due partiti è virtualmente scomparso: quale?

E chi lo sa. Qualche mese dopo i Radicali vanno a congresso e decidono di sfilarsi le spine dai polpastrelli: la RnP forse è già morta. E oggi è il turno degli SDI, a congresso pure loro! Qual è la nuova strategia del Segretario Boselli? Non ve l’immaginereste mai: una Costituente Socialista! Con gente nuova, gente fresca, personalità del calibro di De Michelis e Bobo Craxi. Ma Prodi c’è rimasto un po’ male. Avrebbe preferito Boselli nel Partito Democratico. Allora sì che il PD non sarebbe stata una somma aritmetica. Eh già.

Ma stiamo scherzando?
Ma ci rendiamo conto che questi qui, da almeno dieci anni in qua, non li vota nessuno? N-e-s-s-u-n-o, neanche le loro mamme, neanche i loro figli? Nessuno. L’Italia ha da esser l’unico Paese dove si dà visibilità mediatica a un partito che, dati aritmetici alla mano, vale meno di zero.

Boselli a oggi ha partecipato a 2-3 Patti, 2 alleanze, e ha lanciato due Costituenti. Non si è mai agganciato a un partito che avesse già di suo un elettorato superiore al 3%. Da quando esiste lo SDI, non ha mai superato il 2,5%. Da solo? No, sempre in coppia con qualcun altro che ha divorziato immediatamente dopo le elezioni. Boselli non vale un solo voto. Boselli, storicamente, fa perdere voti a tutti i partitini a cui si aggancia. Eppure si fa eleggere. Eppure rilascia interviste, proclama Costituenti, detta il programma laico-riformista. Ma se ne andasse a casa, finalmente.

Oppure... se ne andasse al centrodestra. Perché è questo che non riesco a capire. Per tutti questi anni abbiamo avuto un’arma formidabile – un tale che riesce a erodere voti e simpatia ovunque va, un vero virus transpolitico, e non lo abbiamo spedito a Berlusconi. Perché? Vien da pensare che ci abbia pensato prima lui, maledizione. Ma è possibile farci fessi così?
Evidentemente sì. Continuiamo a credere alle Costituenti, ai Patti, alle Alleanze. Continuiamo a sperare in Superman, e si sa che Superman decolla sempre da qualche cabina telefonica. Stasera a Fiuggi, magari, chissà.
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